Bice Lazzari - Gabriella Oreffice - Amelia Rosselli |
Lina Rosso Ri-tratto di una pittrice tra gli anni Venti e Trenta. Nell’autoritratto in copertina risalente al’16, l’artista Lina Rosso si rappresenta in piedi, a figura intera mentre dipinge “al cavalletto” con tavolozza in mano e un cappello a larga tesa. Fulminei tocchi di rosso (il suo colore-simbolo) e di prugna catturano la luce sul nero della casacca; è la sua presentazione: donna, ma anche sacerdotessa dell’ars pingendi. Fatta di quella tempra che coniuga riserbo ed ambizione Rosso sceglie il nubilato, scelta rivoluzionaria per i tempi, e dipinge per tutta la vita, facendo di una passione un lavoro. Non apparterrà mai a nessuna scuola o raggruppamento artistico seguendo con convinzione la propria attitudine ad un’arte che, avendo le sue radici in quella dei grandi maestri veneti della fine dell’Ottocento, costruisce il proprio mondo attraverso la luce. La sua pittura, ingannevolmente semplice, rappresenta la sua vita, i valori etici ed estetici di quella venezianità di vivere e di sentire alla quale profondamente appartiene.
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Emma Ciardi Spesso il progredire degli studi su un artista va di pari passo con l’interesse del mercato verso la sua produzione. Così anche per Emma Ciardi, artista nota e apprezzata in vita, dimenticata e di recente “riscoperta” anche nelle tornate di case d’asta con quotazioni in ascesa. Nello spazio del poker si sono avvicinate opere conservate in importanti sedi museali internazionali come la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di Parigi e italiane quali la GAM fiorentina di Palazzo Pitti, il Museo Revoltella di Trieste e la veneziana Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro con opere scelte provenienti da Istituzioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia e da Collezioni private. Ne risulta un excursus attraverso un itinerario pittorico, dal 1910 al 1930, che, parallelamente alle fotografie che la ritraggono e a quelle da lei scattate, tracciano il profilo artistico e di esistenza di una donna fortemente anticonvenzionale, che vive del suo lavoro, parla inglese e francese e viaggia per il mondo “catturando” vedute. Dalla Francia agli Stati Uniti, dall’Inghilterra all’America del Sud.
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Bice Lazzari Nata e cresciuta a Venezia, Bice Lazzari ha assorbito dalla sua città la magia della luce e il culto della bellezza. Fragile, minuta, trasse dalla passione per l’arte un’energia segreta che sempre la sostenne in un percorso di rara coerenza. Il suo astrattismo segnico, caparbiamente perseguito – dai giovanili bozzetti innovatori agli ultimi essenziali disegni – la colloca fra i massimi artisti italiani del secolo scorso. Fedele a una sua personale visione, Bice Lazzari disdegnò l’appartenenza ai gruppi senza per questo diventare un’isolata; anzi, era aperta agli altri e molto legata ai suoi cari. In una vita fuori dei canoni e densa di vicende spesso dolorose, rimase intenta a elaborare un proprio inconfondibile stile, con lo zelo di una sacerdotessa. Fra i riconoscimenti più recenti si possono ricordare la sua presenza nella Collezione Peggy Guggenheim, la partecipazione alla mostra di Kandisnky (accanto a Mondrian e Klee) e l’arrivo a Washington: un suo importante quadro è tra le nuove acquisizioni del National Museum of Women in the Arts.
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Gabriella Oreffice “Di temperamento vivace pur essendo per natura tutta raccolta e contenuta”, Gabriella Oreffice è stata una grande protagonista della stagione artistica veneziana negli anni tra le due guerre per lo spirito critico e per l’indipendenza dimostrata nelle scelte importanti della sua vita privata e di artista. Nel vivace dibattito culturale dei primi anni venti a Venezia la pittrice si è impegnata e ha partecipato, in modo autentico, all’importante processo di evoluzione dell’arte in senso moderno, tralasciando gli stereotipi tradizionali ancora molto radicati nella città lagunare per comunicare appieno una propria personale sensibilità espressiva.
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![]() Amelia Rosselli La vicenda biografica di Amalia Pincherle Moravia trova la sua genesi a Venezia il 16 gennaio 1870, all’interno della comunità ebraica, che aveva condiviso il riscatto civile e politico sostenuto da Daniele Manin e culminato nella Repubblica Veneta del 1848-49. Sposando il livornese Joe Rosselli, di cui assumerà per sempre il cognome trasformando il proprio nome in Amelia, si lega al mondo mazziniano della Toscana, intriso del senso del dovere e della patria. Sensibile alle trasformazioni sociali e alle nuove speranze femminili, introduce nella sua attività di scrittura temi e problemi di grande modernità. Nel 1897 il suo dramma Anima, seguito da testi teatrali, commedie in veneziano, tra cui la fortunatissima El refolo, libri di racconti e fiabe, fanno di Amelia un’autrice di prima grandezza. Attorno a lei ruota una fitta rete di parentele e amicizie che attraversa la stessa storia italiana che dal Risorgimento porta alla Resistenza e alla Repubblica democratica. La morte del figlio primogenito Aldo, volontario nella prima guerra mondiale, il carcere, il confino, l’esilio e infine l’assassinio degli altri due figli Carlo e Nello, per mano di sicari fascisti, allontaneranno progressivamente Amelia dall’impegno in prima persona, per diventare testimone e sostenitrice degli ideali di “Giustizia e Libertà” per i quali i figli avevano speso la vita. La sua esistenza umana cessa il 26 dicembre 1954, lasciando una cospicua produzione letteraria, quasi dimenticata, e un’eredità di affetti e di insegnamenti ai sette nipoti, tra cui l’omonima poetessa, e a quanti credono nei valori civili.
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![]() Mirano (Venezia) - Tel/fax 041 430697 e-mail: surian@editrice-eidos.com
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